I campi capovolti
Il secondo murales di Vera Bugatti (2020), sulla parete grande
ed è ispirato a una breve intervista, sempre tratta dal documentario del 1997, ad Iva Montermini, staffetta partigiana vissuta a Correggio.
Iva, in versione monumentale, mentre accenna schiva ai tre fratelli partigiani e al fatto che una volta catturata non aveva parlato per proteggerli, come fecero anche le altre partigiane che sentiamo in questo estratto.
“Mi hanno molto colpito le sue parole, quando ricorda che dopo una notte di interrogatorio e torture è stata liberata ed è tornata a casa attraverso i campi: “mi sembrava che il cielo fosse chissà dove” – “I campi mi parevano tutti capovolti”.
Un’epifania straziante e poetica: era talmente scombussolata dentro che anche il mondo esterno si era completamente ribaltato. Quei campi per me erano impossibili da dipingere, qualsiasi tentativo pittorico (col mio linguaggio) sarebbe stato meno potente delle sue parole.
Ma avevo lei, per occupare quel muro. Così l’ho rappresentato pensierosa, commossa, mentre mostra una fotografia di quando era giovane. In basso una silhouette di bicicletta, chiara. La bicicletta ormai non c’è più ma resta qualcosa per evocarla. Ho pensato a Platone. La sagoma luminosa non è l’ombra della bicicletta (il suo ricordo) ma l’idea stessa della bicicletta e del ruolo fondamentale che ebbe per la Resistenza.
Palpabile invece è il racconto di Iva da anziana, il ruolo prezioso della conservazione e divulgazione della ‘memoria’. Per questo motivo in alto a sinistra ho dipinto un bambino di oggi accovacciato, a rappresentare le nuove generazioni, mentre ascolta il racconto di un tempo lontano.”
Questo il pensiero dell’autrice Vera Bugatti sull’opera.