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Industria

Attività produttive di Correggio dal secondo dopoguerra agli anni ’80 del ‘900.

Correggio tra sviluppo e tradizione

Com’è cambiato il tessuto economico tra il 1945 e il 1985

Il contesto economico e sociale che emerge dalle storie delle attività produttive qui delineate, insieme alle biografie dei lavoratori che ne hanno consentito l’attività e la crescita nel corso dei decenni, raccontano un quadro economico ben preciso, ma sono anche il vettore di un modo di intendere il lavoro e la partecipazione allo sviluppo del proprio territorio di riferimento. La storia dell’economia correggese del secondo dopoguerra dimostra come il cambiamento economico si intrecci profondamente con i mutamenti che danno forma alla società italiana di quegli anni, capace a tutti i livelli di trasformazioni profonde che hanno integrato modernità e tradizione, saperi antichi e nuovi mestieri, dando vita a una stagione unica.

Tra innovazioni, rischi e intuizioni si è dispiegato il “modello emiliano”, fondato sulla laboriosità di una rete di piccole e medie imprese che nel corso del tempo è andata infittendosi, raffinando sempre più il sistema di interazioni e i legami che hanno tenuto insieme realtà produttive simili o diverse, ma tutte funzionali alla sopravvivenza di un modello divenuto emblematico e trainante per l’economia italiana. Di pari passo, a creare le condizioni per lo sviluppo, ma anche a sfruttarne le ricadute, vi era un tessuto sociale in fermento, che si affacciava alla modernità da protagonista, e tale voleva sentirsi in tutti gli ambiti della vita pubblica.

Ripercorrere i diversi momenti storici, suddivisi per decenni, ha consentito di mettere a fuoco il processo di costruzione del nuovo sistema economico attraverso le diverse fasi che lo hanno caratterizzato, mettendo al centro i protagonisti di questo cambiamento e le loro storie. Le vicende personali rappresentano una fonte privilegiata, dal momento che quello qui descritto è un modello economico in cui la spinta dal basso, l’intraprendenza dei singoli, la capacità di adattare ai nuovi contesti le competenze acquisite sono stati fattori determinanti.

In pochi decenni l’agricoltura, che nel 1951 rappresentava i 62,7% dell’economia correggese, ha visto più che dimezzarsi il proprio peso nell’economia locale, passando da settore trainante a ultimo dei tre settori principali  rappresentando circa il 17% del totale nel 1981; in modo inversamente proporzionale, industria e servizi sono cresciuti fino a raddoppiare, passando rispettivamente dal 21,9% e dal 15,4% registrati nel 1951 al 50,4% e 32,7% del 1981.[1]

Ma l’evoluzione dei settori economici e il differente peso che hanno acquisito nel corso del tempo non si può comprendere unicamente attraverso l’analisi dei dati statistici, accanto alle percentuali è fondamentale analizzare il modo in cui i dati numerici si sono sviluppati. In quest’ottica le tradizioni familiari, le esperienze lavorative passate, le condizioni economiche e sociali, la partecipazione civica si fondono in un tutt’uno. È da questo amalgama di economia e welfare, di investimenti economici e di lotte sociali, di speranze individuali e di intraprendenza collettiva che si compone la realtà economica correggese della seconda metà del Novecento.

Il quadro che ne esce racconta di una realtà vivace e produttiva, che ha saputo riprendersi dalla povertà e della distruzione lasciate dalla guerra aprendosi al cambiamento, ma restando ben radicata nelle proprie tradizioni: nuovi settori come quello della maglieria, della lavorazione della plastica, della meccanica si sono intrecciati con la produzione e la lavorazione dei prodotti agro-alimentari del territorio. Proprio questa commistione di umanità e tecnica, di razionalità e passione formano il filo rosso che unisce i piccoli scantinati in cui hanno preso vita le prime realtà produttive, ai villaggi artigiani e industriali in cui la produzione si è consolidata negli anni Sessanta, fino all’entrata nei mercati esteri e all’economia globalizzata degli anni Settanta e Ottanta.

Una storia peculiare, come il territorio in cui si è sviluppata, di cui ancora oggi sono ben presenti le tracce tanto nella memoria collettiva quanto nella realtà produttiva, e che costituisce uno dei centri nevralgici del passato recente di questa città.

[1] A. Canovi, Memorie di mortadelle e bulloni, cit., p. 28.

Dott.ssa Giulia Dodi (collaboratrice  di Pophistory)

 

CORREGGIO TRA SVILUPPO E TRADIZIONE – MOSTRA VIRTUALE                                                                       

 

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